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La Cantina

La nostra Cantina

Ogni vino è una fotografia che ritrae luoghi e persone.
Nel nostro album troverete suggestivi scatti del triveneto e, in particolare, gli scorci più caratteristici del nostro territorio,

Incrocio Manzoni

I Manzoni sono vitigni autoctoni del territorio di Treviso. 

Nascono dalle sperimentazioni effettuate tra il 1924 e il 1935 dal Professor Luigi Manzoni, Preside della Scuola di Viticoltura di Conegliano, il quale aveva studiato una serie di combinazioni di incroci tra varietà locali e altre internazionali, con l’obiettivo di dare vita ad “un vitigno ad uva bianca ed a uva nera che potesse sostituirsi con vantaggio alle varietà sino a quel momento coltivate”.

Di seguito, un elenco degli Incroci Manzoni maggiormente diffusi:

  • Manzoni Bianco o Manzoni 6.0.13
    Riesling e Pinot Bianco.
  • Manzoni Rosso o Manzoni 2.15
    Glera e Cabernet Sauvignon.
  • Manzoni Moscato o Manzoni 13.0.25
    Raboso Piave e Moscato d’Amburgo.
  • Manzoni Rosa o Manzoni 1.50
    Trebbiano e Traminer Aromatico.

Metodo Classico

Il Metodo Classico (detto anche Metodo Champenoise per gli Champagne prodotti nell’omonima regione) prevede che la seconda fermentazione, ovverosia la presa di spuma, avvenga direttamente in bottiglia. 

Riposando sui lieviti per un lungo periodo, i vini così prodotti sono più strutturati e corposi, presentano un perlage più fine e persistente e si distinguono per i caratteristici sentori di lievito. 

In Italia, i vitigni maggiormente utilizzati per produrre i Metodi Classici, come Franciacorta e Trento Doc, sono lo Chardonnay, il Pinot nero e il Pinot bianco, anche se ogni regione vitivinicola ha da tempo selezionato i vitigni che meglio si prestano a questo metodo, come il Raboso nel caso del Veneto.

Prosecco

Conegliano Valdobbiadene

Simbolo di una costante interazione tra l’uomo e la natura, le colline del Conegliano e Valdobbiadene Prosecco sono entrate a far parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 2019. 

Su queste alture, ricamate dai filari di vigneti che le percorrono, il vitigno Glera ha trovato il luogo e le persone capaci di esprimere al meglio le sue qualità.

Prosecco

Dalla vinificazione di uve Glera, con l’aggiunta massima del 15% di altre uve a bacca bianca, nasce il Prosecco, nella forma spumante, frizzante, col fondo e fermo. 

Caratterizzato da intensi sentori di frutta bianca, il Prosecco è un vino fresco, croccante e versatile, che può essere degustato dall’aperitivo fino al dessert.

La versione spumante, nelle varianti Extra Brut, Brut, Extra Dry e Dry,  viene realizzata con il Metodo Martinotti, detto anche Metodo Charmat (dai nomi dell’astigiano Federico Martinotti che inventò il procedimento e di Eugéne Charmat, che brevettò l’attrezzatura per metterlo in pratica). In questo metodo, la presa di spuma avviene in autoclavi d’acciaio, dove il vino rimane per un periodo variabile dai 30 giorni ai 6 mesi e si possono mantenere i caratteri fruttati ed aromatici delle uve impiegate.

Con la definizione “Sui Lieviti”, “Col fondo”, “Sur lie” si indica,  invece, il Prosecco la cui seconda fermentazione è avvenuta in bottiglia: fresco, torbido con perlage finissimo, rappresenta la prima ed autentica versione di bollicina nata tra le colline del Conegliano-Valdobbiadene. 

Benché contenuta, è degna di nota anche la produzione di Prosecco fermo, che presenta un profilo sensoriale dai marcati sentori di frutta ed una caratteristica sapidità e pienezza. 

Il Cartizze Superiore è lo spumante a base Glera prodotto in una sottozona di 107 ettari di vigneto, incastonata tra le ripide colline di San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol. Caratterizzato da un finale lievemente mandorlato e da un perlage leggero e fine, il Cartizze si distingue per la sua freschezza ed eleganza.

Raboso del Piave

Il Raboso Piave è un vitigno autoctono del trevigiano, la cui coltivazione si estende storicamente a ridosso del fiume Piave, seguendone il corso attraverso tutta la pianura, da Conegliano a Vazzola, fino a Oderzo, Motta di Livenza e San Donà di Piave. 

La sua secolare presenza in queste terre è testimoniata da numerosi documenti, alcuni dei quali risalgono all’epoca degli antichi romani, che lo definivano essere un vino “nero come la pece”. 

Conosciuto per il suo carattere robusto e rabbioso (da cui probabilmente deriva il nome), un tempo il Raboso veniva detto “vin da viajo”, vino da viaggio: capace di raggiungere anche le coste del lontano Oriente, infatti, è stato, per secoli, l’unico vino esportato dalla Serenissima. 

La sua spiccata acidità e la sua ricchezza tannica lo rendono oggi un vino estremamente versatile, le cui diverse interpretazioni possono accompagnare un pasto dall’inizio alla fine: se le bollicine ne esaltano i sentori di piccoli frutti rossi, l’affinamento ne ammorbidisce gli spigoli e ne aumenta l’eleganza. 

Raboso del Piave Malanotte

I Malanotti erano una facoltosa famiglia originaria del Trentino; verso la metà del XVII secolo alcuni componenti di questo nobile casato si trasferirono prima a Venezia, poi a Tezze di Piave, dove avviarono la costruzione del borgo ricco di fascino e di storia che porta il loro nome ed è visitabile ancora oggi. 

Il Raboso del Piave Malanotte, denominazione dal 2012, è costituito dal 70%

di Raboso del Piave e dal 30% di Raboso veronese; l’aggiunta di un 15-30%

di uve passite contribuisce ad ammorbidire il carattere tenace di questo vino, ad aumentarne i sentori di frutto e a donargli ancora più corpo e spessore. 

Prima della vendita, il Malanotte deve trascorrere un periodo di affinamento di 36 mesi, di cui 12 in botte.

I Bordolesi del Montello

Il Montello Rosso o “Montello” rappresenta una produzione autoctona che si sviluppa sulle colline del Montello e dei Colli Asolani. 

Il Montello Rosso è il frutto di un uvaggio, realizzato prevalentemente con uve Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, vitigni che, tipici della regione francese di Bordeaux, hanno trovato anche su queste colline un luogo ideale per esprimersi al meglio. 

Il clima, secco d’estate e rigido d’inverno, le componenti ferrose e le rocce arenarie che compongono il terreno contribuiscono ad accrescere la struttura, la mineralità e la concentrazione aromatica del vino, premesse fondamentali per ottenere Rossi di grande pregio, in grado di affrontare lunghi mesi di affinamento.